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Come aiutare i bambini a parlare?

Come aiutare i bambini a parlare

Parlando di sviluppo del linguaggio, ci sono strategie e accorgimenti che i genitori e gli educatori possono seguire prima che i bambini parlino, per aiutarli. Le ricerche ci dicono che lo sviluppo del linguaggio inizia già dagli ultimi mesi di gestazione e che ogni bambino ha un suo proprio potenziale del linguaggio che l’ambiente intorno può aiutare a fiorire al meglio delle sue possibilità.

Quali sono le azioni che sono più di aiuto allo sviluppo del linguaggio nel primo anno di vita del bambino?

Il ruolo dell’adulto è fondamentale sia perché fornisce gli stimoli linguistici col suo parlato, sia per il contorno comunicativo e di rinforzo. Prima della fase verbale del bambino, prima cioè che sappia dire le parole, è importante parlargli molto e rispondere a tutte le sue produzioni, come i vocalizzi e la lallazione, prestandogli molta attenzione e portando avanti delle proto-conversazioni che gettano la base per le regole comunicative del parlato.

Molto importante è anche il contatto oculare, quando è scarso, è importante richiamarlo e stimolarlo. Una volta che il bambino accede alle parole (fase verbale) è importante rivolgersi a lui in modo corretto e completo, riformulando anche le sue produzioni sia per dare conferma di avere capito quello che ci vuole dire, sia per fornirgli il modello corretto a cui “ispirarsi”.

Ci sono, alcuni atteggiamenti dei genitori che hanno l’obiettivo di aiutare e sostenere il bambino, ma in alcuni casi possono essere controproducenti.

I più comuni sono:

  1.  Chiedere abitualmente al bambino di ripetere le parole correttamente: è sbagliato perché il bambino fino a una certa età può avere ancora tante produzioni alterate rispetto al linguaggio dell’adulto, perciò dobbiamo intervenire su quello che il bambino vuole esprimere e non su come lo dice. A lungo andare, continue interruzioni del suo pensiero solo allo scopo di dire bene una parola, diventano demotivanti e addirittura frustranti se il bambino ha anche alcune difficoltà di linguaggio. Per il bambino le parole hanno senso solo all’interno di un concetto che stanno esprimendo e se sono molto piccoli non capiscono il senso di una richiesta di ripetizione se il messaggio è stato capito dall’adulto.
  2.  Parlare troppo e sostituirsi a lui: spesso l’adulto tende a sovrastare il linguaggio del bambino parlandogli in modo molto complesso e sostituendosi a lui quando qualcuno gli rivolge la parola. È importante lasciare che il bambino si misuri con le sue potenzialità, far sì che sfrutti tutte le occasioni per usare questo nuovo e complesso strumento che ha disposizione. Quindi sì al sostegno, ma solo quando effettivamente il bambino è in difficoltà. 

Come aiutare i bambini a parlare – Quando è meglio rivolgersi al logopedista per una valutazione?

Il logopedista si occupa anche di prevenzione dei disturbi, rivolgersi a un logopedista, quindi, non necessariamente significa iniziare un percorso di riabilitazione, ma può essere un momento di osservazione e valutazione allo scopo di individuare se c’è o meno una difficoltà reale o se magari sia solo il caso di modificare alcuni atteggiamenti al fine di stimolarlo in modo adeguato.

Più il bambino è piccolo più è difficile trovare segnali chiari di una difficoltà di linguaggio, ma ci sono alcuni casi ampiamente confermati dalla letteratura scientifica che meritano quanto meno una valutazione delle abilità linguistiche.

  • Assenza di lallazione entro i 12 mesi;
  • 24 mesi: meno di 50 parole;
  • Tra i 2 e i 3 anni se il linguaggio del bambino è presente, ma gli altri non lo capiscono perché è molto alterato;
  • A 3 anni: se i suoni che il bambino produce sono molto alterati o se ci sono ancora molti suoni assenti (anche se si capisce quando parla);
  • Dopo i 4 anni: è sempre utile un confronto con un logopedista, in quanto il linguaggio dovrebbe essere già ampiamente adeguato.

Come aiutare i bambini a parlare – Confrontarsi col pediatra

Inoltre, è bene confrontarsi col pediatra se:

  1. Se avete l’impressione che non senta bene;
  2. Se il bambino sembra non capire il linguaggio: per esempio non esegue semplici comandi, tipo “prendi le scarpe”.

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